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Allevamenti "bio" o intensivi: stessi danni per il clima

18 Gennaio 2022
Tempo di lettura: 4 minuti

CO2 nuvole

Un recente articolo apparso sulla rivista scientifica Nature Communications [1] ha analizzato le emissioni di gas serra dell'industria zootecnica, confrontando allevamenti intensivi e "biologici": è risultato che quelli biologici non sono migliori, anzi, hanno un impatto addirittura maggiore, del 5% in media. Per l'allevamento di polli le emissioni di quelli bio sono parecchio superiori: +25% rispetto a quelli intensivi.

Questo avviene perché l'allevamento biologico necessita di maggior territorio, più acqua, e anche una maggior quantità di mangime per gli animali a parità di peso, perché essi crescono più lentamente e raggiungono un peso inferiore.

In sostanza, tutti gli allevamenti causano ingenti danni: è un falso mito che quelli biologici siano migliori di quelli convenzionali, lo dimostra questo studio e tanti altri precedenti.

L'impatto ambientale è lo stesso, o peggiore; gli animali sono uccisi allo stesso identico modo e sono comunque tenuti in condizioni di sofferenza; l'impatto negativo sulla salute umana del consumo di carne rimane sempre elevato, bio o non bio non c'è differenza.

Confronto coi vegetali

Questo studio contiene moltissimi dati numerici interessanti, ma qui ci limitiamo a riportare e commentare quelli principali, che mettono in luce l'enorme divario tra l'impronta ecologica della carne e quella degli ingredienti vegetali.

Calcolando le emissioni di gas serra CO2 equivalenti per la produzione di un chilogrammo di carne o di vegetali otteniamo:

Come si vede, è vero che i vegetali bio impattano la metà rispetto a quelli convenzionali, ma la carne ha un impatto più di 100 volte maggiore rispetto ai vegetali. Questo significa che, nella dieta quotidiana, ciò che fa la differenza è solo quanto essa è basata sui cibi vegetali, non il tipo di allevamento da cui arriva la carne.

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Se poi andiamo a esaminare i vegetali più ricchi di proteine, i legumi, la differenza è ancora maggiore. La produzione di un kg di vegetali implica l'emissione di 0,1 kg di CO2, facendo la media tra tutti i vegetali, ma se consideriamo solo i legumi le emissioni sono di 0,03 kg.

Dunque, confrontando carne e legumi, vediamo che l'impatto sul clima della carne è quasi 700 volte maggiore di quello dei legumi!

Secondo quanto riportato dal Guardian [2], i ricercatori hanno dichiarato che c'è un bisogno urgente di modificare il prezzo degli alimenti per includere anche i costi nascosti, perché chi segue una dieta che causa danni climatici dovrebbe pagare per l'inquinamento che provoca e non distribuire questi costi su tutta la società.

Ed è proprio questo che si augura il dr. Marco Springmann dell'Università di Oxford, autore di molti studi di impatto ambientale, in una dichiarazione rilasciata al Guardian: "Questa analisi conferma il costo elevato per il pianeta dei cibi animali. Le implicazioni sono chiare: applicare un prezzo alle emissioni in tutti i settori dell'economia, inclusa l'agricoltura, fornirebbe un incentivo consistente ed estremamente necessario per la transizione a diete più salutari e sostenibili, che siano basate sui vegetali in modo predominante". [2]

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References

  1. Pieper, M., Michalke, A. & Gaugler, T. Calculation of external climate costs for food highlights inadequate pricing of animal products. Nat Commun 11, 6117 (2020). https://doi.org/10.1038/s41467-020-19474-6

  2. The Guardian, "Organic meat production just as bad for climate, study finds", 23-12-2020

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Categoria: Ecologia

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