10 Novembre 2025
Tempo di lettura: 6 minuti
È uscito da poco il nuovo rapporto della Commissione EAT-Lancet, a distanza di 6 anni dal primo. Arricchito di nuovi dati, esso definisce una proposta di dieta salutare, sostenibile ed equa per tutti gli esseri umani: la "Dieta per la salute planetaria" (PHD - planetary health diet), che protegge, appunto, sia la salute umana che quella del pianeta: i due obiettivi vanno a braccetto, non sono mai in contrasto [1].
L'unica salute che questa dieta non protegge è quella dell'industria zootecnica, in quanto la dieta PHD prevede di diminuire drasticamente i consumi di carne, latticini e uova. Non è esattamente una novità, visti i risultati del report EAT-Lancet del 2019 e dell'enorme mole di studi sul tema pubblicati negli ultimi trent'anni. Ma è un'ulteriore, importante, conferma, da una commissione di 70 esperti provenienti da 35 nazioni in 6 diversi continenti.
Dato che il problema è il consumo di ingredienti animali, va da sé che eliminarli del tutto è la soluzione che contrasta maggiormente l'impatto ambientale; ma è altrettanto ovvio che una simile ipotesi non verrebbe accettata dalla maggior parte della popolazione mondiale. La dieta PHD viene dunque proposta in 3 varianti: quella 100% vegetale, quella latto-ovo-vegetariana e quella onnivora, in cui però i consumi di carne, latticini e uova sono molto inferiori all'attuale media dei paesi industrializzati.
Rispetto a quello del 2019, il nuovo rapporto include ulteriori evidenze scientifiche sui benefici per la salute di una dieta molto più ricca di cibi vegetali e con molti meno cibi animali rispetto all'attuale dieta onnivora dei paesi industrializzati.
Il prof. Walter Willett, uno dei direttori della Commissione EAT-Lancet, ha dichiarato [2]: "Siamo riusciti a esaminare questa dieta in relazione agli impatti sulla salute, come mortalità totale, diabete, malattie respiratorie, malattie cardiovascolari, ictus cerebrale, ecc. e abbiamo trovato una forte relazione inversa". Vale a dire, la dieta per la salute planetaria contrasta queste malattie; ed è anche collegata a una riduzione delle malattie neurodegenerative e dei tumori.
Un altro dei direttori della Commissione, il prof. Johan Rockström, ha aggiunto [2]: "Quello che mettiamo nel nostro piatto può salvare milioni di vite, eliminare miliardi di tonnellate di emissioni, fermare la perdita di biodiversità e creare un sistema alimentare più equo. Le evidenze sono inconfutabili: trasformare il sistema alimentare non è solo possibile, è essenziale per assicurare un futuro sostenibile e sicuro per tutti".
La dieta PHD è infatti in grado di fornire cibo sufficiente per una popolazione di 9,6 miliardi di persone, prevista entro il 2050, mentre la dieta attuale non lo è.
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Il rapporto EAT-Lancet è ricchissimo di informazioni, qui ci limitiamo a evidenziare alcuni semplici dati che danno la misura di quanto sia importante, per la protezione dell'ambiente e la sostenibilità, intervenire sul settore alimentare, sia con le scelte dei singoli, ma anche e soprattutto con l'intervento delle istituzioni nazionali e sovranazionali.
Oggi, un terzo delle emissioni di gas serra, nel mondo, provengono dal settore alimentare ed è impossibile tenere sotto controllo la crisi climatica senza modificare il nostro mondo di mangiare.
Se anche il mondo intero abbandonasse l'uso dei combustibili fossili, il solo settore alimentare provocherebbe un aumento delle temperature globali di 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali: questa è la soglia critica definita nell'Accordo di Parigi sul Clima. Quanto più si supererà tale soglia, tanto più intensi saranno gli effetti negativi dei cambiamenti climatici.
Il cambio di dieta proposto dal rapporto EAT-Lancet, assieme alle altre misure raccomandate (migliorare la produttività in agricoltura e ridurre lo spreco di cibo) può dimezzare le emissioni del settore alimentare entro il 2050.
La raccomandazione più importante è quella sul cambio di dieta: solo un quarto della diminuzione delle emissioni prevista dipende dalle altre misure sopra citate, mentre i tre quarti dipende solo dal passaggio a una dieta molto più vegetale.
Ciò accade perché l'enorme impronta ecologica del settore alimentare deriva da molte cause differenti: disboscamento per l'allevamento di animali e per le coltivazioni (i cui prodotti vanno per la maggior parte a nutrire gli animali d'allevamento, non le persone); l'immensa quantità di deiezioni inquinanti e le emissioni di metano degli animali d'allevamento; lo spreco d'acqua; la produzione di fertilizzanti e l'inquinamento che deriva dal loro uso; i combustibili fossili usati negli allevamenti e nella catena di distribuzione.
In tutto questo, la dieta del 30% della popolazione più ricca, contribuisce a oltre il 70% della pressione sull'ambiente. [3]
Il problema dell'impatto ambientale degli allevamenti è noto da molti anni e le istituzioni continuano a ignorarlo e a fare ben poco per implementare politiche atte a contrastarlo. Questo accade non solo per inerzia e lassismo, ma anche per l'enorme dispiego di tempo e denaro che il settore zootecnico globale profonde nella sua battaglia negazionista antiscientifica.
La versione del 2019 del report EAT-Lancet venne attaccata duramente dall'industria zootecnica, in una potente campagna diffamatoria aiutata da altri gruppi di interesse, accademici e "influencer". In una recente conferenza stampa il prof. Johan Rockström ha dichiarato che si trattò di "una forma di disinformazione e negazionismo sulla scienza del clima".
Succederà anche questa volta? Probabilmente sì. D'altra parte, anche le organizzazioni ambientaliste sono sempre state pronte ad accettare la visione dell'industria zootecnica, semplicemente perché sono formate da persone che, come la maggior parte delle persone al mondo, non accettano che la riduzione nel consumo di cibi animali sia necessaria e non rimandabile. Sotto questo aspetto, il loro approccio è sempre stato fallimentare, specie quello delle grandi organizzazioni, che raramente trattano questo tema in modo razionale e onesto, per il timore di perdere sostenitori.
Nella Settimana del Clima tenutasi a settembre 2025 a New York, il secondo maggior evento al mondo sui cambiamenti climatici, con centomila partecipanti, su oltre 1000 appuntamenti solo 5 eventi erano dedicati a discutere del cambio di dieta come possibile strategia contro la crisi climatica. In sostanza, quello che gli scienziati ambientali considerano la soluzione più efficace per contrastare il 16% delle emissioni di gas serra, ha ricevuto lo 0,5% dell'attenzione. Allo stesso tempo, il settore zootecnico ha avuto una massiccia presenza negli eventi in programma [3].
Questo ha anche contribuito a mantenere il pubblico nell'ignoranza. Secondo una recente analisi dell'associazione ambientalista non-profit Madre Brava, solo lo 0,4% delle notizie sui cambiamenti climatici in lingua inglese (in USA ed Europa) citano la carne e l'allevamento e da un sondaggio tra i cittadini in USA e Gran Bretagna risulta che l'impatto ambientale degli allevamenti è molto sottostimato [3].
Come singoli e come professionisti della salute, quello che ciascuno di noi può fare è dunque:
spostare la propria dieta verso una dieta vegetale;
informare gli altri su questi importanti temi.
Una parte del nostro blog è dedicata proprio al tema dell'impatto ambientale delle scelte alimentari: puoi leggere gli articoli della sezione Ecologia per saperne di più sul tema.
Consigliamo anche il sito MioEcoMenu per trovare le informazioni di base e per calcolare l'impatto ambientale dei propri pasto confrontato con quello onnivoro medio.
Infine, il nostro video-corso Scelte alimentari e sostenibilità ambientale è ricchissimo di dati, statistiche, risultati di studi di impatto ambientale spiegati in modo molto chiaro.
Corso:
Scelte alimentari e sostenibilità ambientale
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99% soddisfatti del corso
Questo seminario spiega in modo molto chiaro e concreto i meccanismi che causano inquinamento e spreco di risorse nelle produzione di alimenti animali. — Ornella V.
Ho trovato dati e informazioni aggiornate che ancora non conoscevo sul tema delle diete sostenibili. Molto utile anche la parte che mostra le posizioni ufficiali dei vari governi e istituzioni. — dr. Marco L.
The Guardian, ‘Planetary health diet’ could save 40,000 deaths a day, landmark report finds, 3 ottobre 2025
Vox, The climate movement’s biggest weakness, 3 ottobre 2025
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Categoria: Ecologia