07 Marzo 2023
Tempo di lettura: 6 minuti
C'è chi sostiene che una dieta con pochi cibi animali abbia un impatto ambientale solo moderatamente maggiore rispetto a una dieta 100% vegetale. A dimostrare che non è così è uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Research and Public Health: la dieta 100% vegetale ha un impatto totale molto minore di una dieta mediterranea con stesse calorie e macronutrienti, nonostante quest'ultima contenga pochi ingredienti animali rispetto alla dieta italiana media (solo il 10,6% delle calorie totali).
Più precisamente, è risultato che la dieta mediterranea ha un impatto del 78% maggiore rispetto a quella 100% vegetale. Detto in altri termini, la dieta 100% vegetale ha un impatto del 44% inferiore rispetto a quella mediterranea.
Questo studio ha applicato il metodo LCA (Life Cycle Assessment) per confrontare l'impatto ambientale totale delle due diete ed è stato realizzato da quattro componenti del Comitato Scientifico di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana - SSNV (Denise Filippin, Anna Rita Sarni, Gianluca Rizzo, Luciana Baroni).
Molti studi hanno già confrontato diete onnivore, latto-ovo-vegetariane e vegane, dimostrando sempre che, quanto minore è il contenuto di cibi animali, tanto minore è l'impatto ambientale. Ma questo è il primo studio che confronta l'impatto totale di una dieta mediterranea, a contenuto basso di cibi animali, con quello della dieta 100% vegetale. I risultati parlano chiaro: anche un consumo modesto (rispetto alla media attuale) di prodotti animali (carne, pesce, latticini e uova) ha un impatto consistente, in termini di danni all'ecosistema e alla salute umana.
I calcoli hanno inoltre mostrato che quel 10,6% di calorie derivanti da prodotti animali erano responsabili di quasi la metà (il 47%) dell'impatto totale della dieta mediterranea, con la carne a dare il maggior contributo (circa il 30%), nonostante un consumo di soli 60 grammi la settimana.
A molti piace dire che in Italia seguiamo una dieta mediterranea, ma in realtà la dieta media italiana è ben lontana da quella mediterranea esemplificata nello studio, quindi la differenza di impatto ambientale tra una dieta 100% vegetale e quella onnivora media italiana è molto maggiore.
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Lo studio ha anche confrontato l'impatto ambientale della produzione di latte vaccino e di latte di soia. Come si vede in figura, il latte di soia ha un impatto inferiore del 79% rispetto a quello vaccino, il che significa che il latte vaccino ha un impatto pari a quasi 5 volte (4,76) quello del latte di soia.
Per quanto riguarda la carne, è stato confrontato l'impatto della produzione di un kg di carne cotta "mista" (cioè un insieme di carni di diversi animali) con quello di un kg di seitan e di 2,3 kg di legumi misti cotti (in modo da mantenere lo stesso contenuto proteico).
Il seitan ha un impatto del 32% minore rispetto alla carne, i legumi dell'84% minore. Detto in altri termini, a parità di proteine, la carne ha impatto pari a 6,25 volte quello dei legumi.
Secondo i dati della FAO, la metà dei terreni abitabili del pianeta è usata per l'agricoltura e ben il 77% di questi terreni agricoli è usato per l'allevamento di animali (come pascolo o per la coltivazione di mangimi). Eppure, solo il 18% delle calorie totali dei cibi consumati nel mondo deriva da cibi animali. Questo dato rende evidente lo spreco: il 77% delle terre per solo il 18% delle calorie. E di pari passo col consumo di territorio va il consumo di energia, di acqua, emissione di gas serra, ecc.
Gli autori dell'articolo fanno notare che, tra le varie categorie di impatto, quella del consumo di territorio è in primo piano: i cibi di origine animale costituiscono un peso significativo per il suolo del pianeta.
La scarsità di terreno è una emergenza di cui non si parla abbastanza. Eppure, la superficie terrestre ancora libera da attività umane è un fattore fondamentale per la nostra sopravvivenza e per l'equilibrio ecologico. La scarsità di terreno inoltre minaccia la sicurezza alimentare, la biodiversità e causa il fenomeno dello "spillover", vale a dire la diffusione di virus tra una specie a un'altra, con il conseguente pericolo di pandemie mondiali. E il principale responsabile della scarsità di terreno è proprio la produzione di cibi animali.
Gli autori dello studio sostengono che le strategie di salute pubblica dovrebbero focalizzarsi sullo spostamento verso diete a base vegetale, che rispettano anche le linee guida per una sana alimentazione. E concludono che: "È ampiamente riconosciuto che ridurre il consumo di cibi animali sia uno dei metodi più efficaci, a livello individuale, per ridurre il nostro impatto ambientale, in termini di cambiamenti climatici, uso del territorio, emissione di inquinanti, e ogni altro aspetto."
L'articolo originale è disponibile per intero on-line:
Filippin, D.; Sarni, A.R.; Rizzo, G.; Baroni, L. Environmental Impact of Two Plant-Based, Isocaloric and Isoproteic Diets: The Vegan Diet vs. the Mediterranean Diet. Int. J. Environ. Res. Public Health 2023, 20, 3797. https://doi.org/10.3390/ijerph20053797
Credits: i grafici inclusi sono stati tratti dall'articolo originale.
Indicazioni su come pianificare in modo ottimale una dieta 100% vegetale, incluso un ampio modulo dedicato all'impatto ambientale della dieta, si trovano nel corso on-line sotto indicato, che vede come docenti due autrici di questo studio.
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Categoria: Ecologia