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La dieta vegetale in Italia: nuove statistiche

18 Marzo 2024
Tempo di lettura: 5 minuti

Buddha bowl

Pochi mesi fa è stato pubblicato sulla rivista Nutrients [1] uno studio che riporta interessanti statistiche sulla scelta della dieta vegetale in Italia e che evidenzia la scarsa preparazione dei medici italiani sul tema.

Lo studio è stato condotto su 2180 persone che hanno scelto una dieta 100% vegetale, in larga maggioranza donne, con età mediana di 28 anni. I dati sono stati raccolti tramite la compilazione di questionari on-line.

Il 95,6% dei partecipanti seguiva una dieta 100% vegetale standard, solo l'1,6% una dieta ad alto contenuto di proteine, e ancora minore era la percentuale di chi seguiva una dieta senza glutine, crudista, macrobiotica o altre varianti restrittive.

Quali motivazioni? Soprattutto etica ed ecologista.

Lo studio ha confermato ancora una volta che la motivazione più importante è quella etica di rispetto verso gli animali: il 61,2% dei partecipanti al sondaggio ha dichiarato questa come motivazione principale.

A sorpresa, al secondo posto nella scelta di una dieta vegetale c'è la motivazione ecologista, di sostenibilità ambientale, col 21,2%: questa percentuale è andata crescendo negli anni e ha oggi superato (almeno, tra gli oltre 2000 giovani italiani che hanno partecipato al sondaggio), quella salutistica.

Per quanto riguarda le motivazioni di salute, il 14,5% degli intervistati ha scelto la dieta vegetale per proteggere la propria salute e benessere e l'1,3% per curare patologie già esistenti.

Altre motivazioni (come preferenze culinarie, motivazioni sociali, semplice curiosità) non raggiungono il 2% del totale, mentre nessuno ha dichiarato motivi religiosi o spirituali.

Evidentemente, la sempre maggiore divulgazione delle informazioni sull'impatto ambientale della produzione di cibi animali è stata efficace, specie tra le persone più giovani, e al pubblico sta finalmente arrivando il messaggio espresso chiaramente nello studio in oggetto:

Dal punto di vista ambientalista, la dieta plant-based è ad oggi considerato il modello dietetico più efficace. Questo perché le emissioni di inquinanti e l'utilizzo di terreni e acqua, sono strettamente correlati alla dieta [2]. Una dieta vegan ha un risultato favorevole su molti indicatori ecologici ed è compatibile con la 'dieta per la salute planetaria' raccomandata dalla Commissione EAT-Lancet. Questa dieta ha il potenziale di contrastare la crisi ambientale, nutrire l'intera popolazione mondiale e prevenire le malattie croniche. [3]

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In famiglia: di solito da soli, ma spesso col partner

Nella maggioranza dei casi (il 57,4%), chi compie la scelta vegan non è seguito da altri membri della famiglia, che rimangono onnivori. Questa è la condizione più diffusa, quindi la difficoltà che alcuni adducono riguardo al passaggio a una dieta vegetale: "Vorrei tanto, ma non ce la faccio perché sono l'unico/a in famiglia", è facilmente superabile. Chiunque può scegliere di seguire una dieta vegetale, è una sua decisione e non dipende da ciò che fa il resto della famiglia.

Un incoraggiante 21,7% dichiara che il proprio partner è vegan, mentre per solo l'8,7% un altro membro della famiglia ha compiuto la stessa scelta (figli o genitori).

Con la dieta vegetale, la percentuale di sovrappeso/obesità è sotto la media

Questo era già noto da un'ampia mole di studi scientifici, ed è confermato anche da questo campione di oltre 2000 italiani: la percentuale di persone sottopeso (BMI < 18.5) era del 10%, in sovrappeso del 10,1% e obesa del 2,9%, mentre il 77% delle persone era normopeso (BMI 18.5–24.9).

Reazioni dei medici e altri professionisti della salute: scarsa preparazione

Il 51,3% dei partecipanti ha riferito reazioni diffidenti da parte del proprio medico di base; il 12,6% dai ginecologi; il 10% dai nutrizionisti, il 6% dai pediatri, il 6,5% dai dietisti e l'8,3% da altri medici.

Che i medici di base costituiscano la percentuale maggiore è comprensibile, in quanto è questa la figura professionale con cui si entra più a contatto, tuttavia è un risultato preoccupante, perché denota che ancora oggi la competenza su questo tema è scarsa. D'altra parte, i medici non hanno nel proprio piano di studio materie relative alla nutrizione e al suo legame con la salute umana, e anche tra nutrizionisti e dietisti sono ancora troppo pochi i professionisti competenti in nutrizione vegetale.

Affermano gli autori di questo studio:

Le tipiche ragioni per cui i professionisti della salute non raccomandano una dieta vegetale sono state ripetutamente confutate dalla letteratura scientifica. È necessario istruire i professionisti della salute, inclusi gli specialisti in nutrizione, sulla validità delle diete 100% vegetali. Sono diete applicabili a ogni paziente e in ogni fase della vita e possono avere un ruolo preventivo nello sviluppo di alcune malattie, correttamente pianificate e integrate.

Gli autori consigliano di introdurre corsi, seminari e lezioni sul tema della nutrizione vegetale nei piani di studio dei medici e altri professionisti della salute, tenuti da docenti esperti in nutrizione vegetale.

Ci auguriamo che ciò accada presto, e segnaliamo i nostri corsi ECM sul tema, pensati proprio per i professionisti della salute, ma aperti anche al pubblico generale senza crediti ECM; in particolare, il pacchetto di due corsi che illustrano come impostare una dieta vegetale ottimale e presentano lo stato dell’arte della letteratura scientifica dedicata all’influenza delle diete a base vegetale sulla prevenzione e il trattamento delle malattie croniche:

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Oltre che per la chiarezza delle vostre spiegazioni sono stato favorevolmente impressionato sia dal peso che avete dato nel corso alle metanalisi come momento di sintesi, sia dal fatto che voi stessi avete usato questo metodo che trovo per quanto possibile molto utile per verificare il reale stato dell'arte. — dr. Paolo M.

Il corso mi è piaciuto, mi ha dato molti spunti di riflessione. Ritengo sia adatto ad un professionista, che già conosce le patologie. — dr.ssa Maria Giovanna I.

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Fonti

Abbiamo qui riportato solo alcuni dei risultati dello studio citato [1], ma sull'originale si possono trovare statistiche su molti altri aspetti, quindi chi è interessato ad approfondire può leggere l'l'articolo completo.

  1. Stenico, A.; Zarantonello, D.; Vittadello, F.; Kob, M. A Comprehensive Examination of Vegan Lifestyle in Italy. Nutrients 2024, 16, 86. https://doi.org/10.3390/nu16010086

  2. Springmann, M.; Godfray, H.C.J.; Rayner, M.; Scarborough, P. Analysis and valuation of the health and climate change cobenefits of dietary change. Proc. Natl. Acad. Sci. USA 2016, 113, 4146–4151.

  3. Willett, W.; Rockström, J.; Loken, B.; Springmann, M.; Lang, T.; Vermeulen, S.; Garnett, T.; Tilman, D.; DeClerck, F.; Wood, A.; et al. Food in the Anthropocene: The EAT-Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems. Lancet 2019, 393, 447–492.

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