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Il reflusso gastroesofageo: come contrastarlo con la dieta

03 Ottobre 2023
Tempo di lettura: 5 minuti

Stomaco e reflusso

A cura della dr.ssa Martina Zavoli

Il reflusso gastroesofageo consiste nella risalita di una parte del contenuto gastrico in esofago e in bocca. Entro certi limiti è fisiologico, tuttavia se aumenta in intensità e frequenza può provocare diversi sintomi invasivi e anche diventare patologico. In tal caso, si parla di malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE), che colpisce il 10-30% della popolazione generale. Ha un andamento cronico ed è in costante aumento, specialmente nella popolazione occidentale.

I sintomi della malattia possono riguardare l'esofago (sensazione di bruciore dietro lo sterno, rigurgito, dolore alla bocca dello stomaco, difficoltà o dolore nel deglutire, senso di corpo estraneo in gola) o essere del tutto diversi (tosse, laringite, asma, erosioni dentarie).

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L'influenza della dieta

Il consumo di alcune bevande è più frequentemente associato ai sintomi della malattia: caffè, alcol e bevande gassate. Gli effetti sono però specifici per ogni individuo e devono essere verificati caso per caso. La pratica di eliminare periodicamente in via preventiva certi alimenti per evitare il reflusso non è supportata da evidenze scientifiche e pertanto non è raccomandata.

È consigliabile consumare pasti non abbondanti, frequenti e ben masticati, poiché grandi quantità di cibo, soprattutto ad alto contenuto di grassi, possono ritardare lo svuotamento gastrico e aggravare i sintomi. Inoltre, i grassi contribuiscono al rilassamento dello sfintere esofageo inferiore, favorendo la risalita del contenuto gastrico in esofago.

Un ridotto consumo di fibre è stato associato a una ridotta motilità intestinale e ad un rallentato svuotamento gastrico. Una dieta ricca in fibre ha dimostrato una riduzione dei sintomi nel 57% dei casi. Il consumo di frutta, verdura e antiossidanti diminuisce inoltre il rischio di alcuni tipi di tumore (adenocarcinoma dell’esofago e della giunzione esofago-gastrica), e della complicanza più temuta del reflusso gastroesofageo cronico, l'esofago di Barret (che è il precursore della comparsa di questi tumori).

Viceversa, il consumo di carne rossa è associato a un aumento del rischio dell’adenocarcinoma dell’esofago e quello di pollo all’adenocarcinoma gastrico, mentre legumi, proteine vegetali e frutta secca costituiscono un fattore protettivo verso questo tipo di tumori.

Il consumo di derivati animali è stato associato alla malattia da reflusso gastroesofageo indipendentemente da alcol, fumo e circonferenza addominale. In particolare il consumo del tuorlo d’uovo, carne di pollo, manzo e maiale sono associati a un’aumentata incidenza di questa malattia, probabilmente per l’aumentata produzione di colecistochinina (CCK), ormone che promuove il rilassamento dello sfintere esofageo inferiore.

Per tutti questi motivi, una dieta vegetale è l'ideale per contrastare i sintomi da reflusso gastroesofageo e le sue complicanze: è ricca di fibre, frutta, verdura e antiossidanti, a minor contenuto lipidico (specialmente la dieta vegan low-fat) e priva di proteine animali.

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Fattori predisponenti e altre strategie preventive

Alcuni tra i fattori che predispongono alla comparsa della malattia sono:

La diagnosi si basa sulla presenza di sintomi almeno una volta alla settimana ed è confermata dalla risposta alla terapia con farmaci antiacidi. Tuttavia, esofagiti erosive o l'esofago di Barret possono essere asintomatici. La complicanza più temuta è l’adenocarcinoma esofageo.

La terapia non farmacologica include alcune norme comportamentali tra cui:

Il trattamento farmacologico

Il trattamento farmacologico di prima scelta consiste nell’utilizzo di inibitori di pompa protonica (omeprazolo, lanzoprazolo) per 4-8 settimane.

Qualora i sintomi continuassero, è indicata l’esofagogastroduodenoscopia con la finalità di identificare cause organiche di reflusso gastroesofageo quali ad esempio l’ernia iatale.

Tali farmaci non sono esenti da reazioni avverse e il loro utilizzo prolungato può determinare carenza di B12, sideropenia, aumentata suscettibilità alle infezioni polmonari e gastroenteriche, aumentato rischio di fratture e demenza senile.

Il consiglio finale è dunque quello di preferire una dieta 100% vegetale, con pasti piccoli e frequenti e ridotto utilizzo di grassi, oltre che applicare le norme comportamentali sopra elencate.

Fonti

Viviana Forte, Cristina Vito Medicina Generale e Cure Primarie Guida teorico pratica per MMG, 2022 pagine 776-778.

Shireen Kassam, Zahra Kassam, Lisa Simon Plant-Based Nutrition in Clinical Practise, 2022 pagine 164-165.

Michael Greger https://nutritionfacts.org/

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